La Domenica, giorno nuovo

La Domenica e, nel suo cuore l’Eucaristia,  è irrinunciabile. Bisogna però scongiurare il rischio dell’abitudine: la messa domenicale non può diventare “routine”. Ci è invece talmente familiare e cara che non si può farne a meno. È così importante da pensarci e desiderarla intensamente durante la settimana. Un appuntamento tanto incisivo che le parole ascoltate e l’esperienza eucaristica vissuta diventano il lievito che fermenta tutta la nostra settimana.

La Domenica non è weekend – fine settimana – ma il “giorno del Signore”, il giorno “che ha fatto il Signore”. La Domenica non l’hanno fatta gli uomini, l’ha fatta Lui. È il giorno della risurrezione, della redenzione, della salvezza, il giorno in cui il Signore ci dà appuntamento nell’Eucaristia e a questo appuntamento Lui non manca mai. Noi possiamo essere infedeli, Lui è fedele ed è lì. E noi possiamo incontrare veramente il Signore nella pienezza della sua realtà.

Per la Chiesa la Domenica è la festa più importante. Il Concilio la chiama la festa “primordiale”:  la festa madre di tutte le feste dell’anno liturgico, proprio perché la Domenica fa memoria della risurrezione del Signore. Non soltanto si “ricorda” ma, nell’Eucaristia, Gesù di Nazaret – Crocifisso e Risorto – è realmente presente. Domenica ed Eucaristia in qualche modo si identificano: non c’è Domenica senza Eucaristia. L’Eucaristia è la punta più alta, più espressiva della Domenica. È il giorno segnato per sempre dall’evento più grande che mai sia capitato nella storia. Assolutamente inimmaginabile, se non fosse accaduto noi non potremmo nemmeno pensarlo…

Gesù di Nazaret, morto e sepolto, è risorto ed è vivo. È vivo! Questo è avvenuto “il primo giorno dopo il sabato” che, da allora in poi, per noi cristiani è “il giorno del Signore”.

Questo è il giorno generatore di vita, senza il quale non c’è né il cristiano né la comunità cristiana. La Domenica appartiene all’identità cristiana: non dobbiamo perderla. Si è cristiani perché si crede in Cristo, morto e risorto. Il giorno della risurrezione di Gesù e della nostra risurrezione dà il senso della vita, è l’ossatura della nostra vita cristiana.

Per molti è l’unico momento in cui possono – con tranquillità e pace – alimentare e gustare il dono della vita di fede, possono pregare e ascoltare la Parola di Dio.

La Domenica è già vita nuova, profezia, anticipazione della domenica senza tramonto. Nasce un mondo nuovo, incomincia il paradiso… E perciò dovrebbe essere anche il lievito che fermenta tutta la settimana: la Domenica ascoltiamo il Vangelo e ci nutriamo del Corpo e del Sangue del Signore. Così ci lasciamo trasformare interiormente per poi fermentare di vita cristiana tutta la settimana.

Dobbiamo, dunque, acquisire familiarità con la Domenica e con la Messa, liberandoci da una Messa che sia solo “pratica religiosa”, adempimento di un precetto: per tutto il primo millennio dell’era cristiana non c’era il precetto di andare a Messa, perché la gente diceva “sine Dominico non possumus”: senza Domenica e senza Eucaristia non possiamo vivere. Per tutto un millennio la Chiesa, quindi, non ha avuto bisogno di stabilire un precetto per la Messa perché la gente era così convinta che, per essere cristiani, bisognava andare a Messa che non mancava mai… Quando si è perduta questa consapevolezza è stato necessario stabilire il precetto. Si moriva martiri per l’Eucaristia! I martiri di Abitene sapevano che se li avessero scoperti li avrebbero processati e uccisi. Ma, pur sapendo questo, si raccolsero di Domenica per celebrare l’Eucaristia…

(da interventi del Card. Marco Cè agli esercizi spirituali diocesani)